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Marcel, Nicole e Anthony… una nuova “favola” II parte

 

Una volta eseguito il lavoro di gessatura e levigatura, fu il tempo della seconda fase del lavoro, quella introspettiva, quella in cui emerge ciò che deve emergere in quel momento, ciò che la coppia è disponibile ad accettare e trasformare nel qui e ora. Tutto è sempre perfetto, non vi sono forzature

Anche questa volta mi presi il mio spazio sacro di connessione, perché quando lavoro con l’altro, sono per l’altro, mi unisco sul piano energetico, divento uno strumento, un canale attraverso il quale il divino possa operare.

Marcel e Nicole mi aspettavano. Leggevo nei loro occhi il desiderio di avere un ricordo della gravidanza del loro bimbo insieme a una sorta di timore nei confronti del lavoro più profondo che li attendeva.

Avvertivo una certa tensione durante la meditazione, quasi un non concedersi di abbandonarsi alle sensazioni che potevano arrivare. Lasciare il controllo ci mette a nudo, a rischio, ci costringe a toglierci le maschere con cui proteggiamo la nostra vulnerabilità. Lasciare il controllo richiede di abbandonarsi con fiducia, di affidarsi.

Marcel e Nicole non nascosero la loro difficoltà, espressero sinceramente il disagio e il senso di inadeguatezza per la fatica a concentrarsi o a visualizzare, percepire. Il “nemico” era proprio il giudizio, il giudicare se stessi per non riuscire a fare delle cose che ritenevano di dover fare. In realtà non esiste giusto o sbagliato e ogni esperienza è sempre perfetta per chi la sta vivendo purché la si accetti per come si presenta e non per come si vorrebbe che si presentasse.

Questo fu il primo insegnamento: lascia andare il controllo, affidati e non giudicarti

Sentii di lasciare che i due giovani decorassero con gli acquerelli una parte del calco. Chiesi loro di farlo liberamente, ascoltando quello che arrivava dal cuore: un’immagine, u

no o più colori, una parola, un segno.

Ovviamente anche qui l’autogiudizio – che altro non è che qualcosa che arriva da lontano, che ha radici in quei condizionamenti che inevitabilmente permeano ogni individuo nel corso della sua vita – emerse prepotentemente, mettendo Marcel e Nicole di fronte all’ostacolo del “non sono capace” con la possibile conseguenza di non riuscire a superarlo. Ma Marcel è un atleta professionista e sa che per superare se stessi bisogna spingersi oltre la paura! Nicole, da parte sua, era motivata dall’Amore per il suo bambino e per il suo compagno.

Con questi presupposti anche questo step potè compiersi in modo naturale e ciò che la coppia disegnò e dipinse su quel calco fu giusta immagine del loro sentire.

Il lavoro successivo li portò ancor più dentro se stessi, fino a dove la loro anima permise di andare per liberare anche il nascituro. Un atto d’amore grandissimo quello che Marcel e Nicole fecero quel giorno, per se stessi e per il loro bambino.

Il calco rimase a loro, mancavano ormai pochi giorni al parto e quel calco sarebbe stata la culla in cui adagiare qualche volta il piccolo Anthony per riportarlo alla memoria di quel grembo che per nove mesi l’aveva accolto e custodito e accompagnarlo con delicatezza nella nuova realtà in cui, d’un tratto, sarebbe stato proiettato.

TO BE CONTINUED…

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